Un contenuto informativo, didattico, divulgativo

Io mi chiedo sempre il senso di questo o di tutti gli altri blog che perlustro ogni notte. Mi sembra un continuo blablabla in cui troppo spesso si guarda – e si racconta – l’intensa vita del proprio ombelico. Fotografato o non. 

Per introdurre il tema, credo che i blog debbano avere un contenuto informativo, didattico, divulgativo.


Ho riportato questo scritto perche' non potrei essere piu' in disaccordo. La ragione per la quale tengo un blog e' tutto tranne che pretendere di avere una funzione informativa/ didattica/ divulgativa.

Questo blog, come quelli che mi piace leggere, e' un racconto minimo e del tutto improvvisato del suo autore. Un diario di bordo, come ho scritto altre volte.

A qualcuno chiaramente sembrera' un continuo blablabla in cui troppo spesso si guarda – e si racconta – l’intensa vita del proprio ombelico. Fotografato o non. Va benissimo che sia cosi'. Una soluzione c'e': non leggerlo!

Questo blog ha 30 - 50 lettori che lo visitano ogni giorno (e dalle provenienze direi che siete sempre gli stessi, ormai da anni): un po' di piu' nei giorni feriali, un po' di meno in quelli festivi, molti di piu' quando faccio Prospettive Musicali semplicemente perche' lo nomino alla radio. Mi sembra il numero giusto, e ho scelto di non fare proprio nulla per diffonderlo ulteriormente.

Non pretendo di informarvi di nulla, tanto meno di insegnarvi qualcosa (che cosa poi?). London Calling e' un diario che registra il passare dei giorni, niente piu' di questo. Mi fa solo immensamente piacere che ci siate e che questo diario continuiate a seguirlo. E questa mi pare un'ottima ragione per continuare a scrivere London Calling, dopo quasi 10 anni.

Commenti

rose ha detto…
Io invece penso che il tuo blog piacerebbe all'autrice del Post, che voleva probabilmente distinguere - magari in maniera un po' piatta, la parola "didattico" giĆ  fa rabbrividire - tra blog esclusivamente esistenziali/autoreferenziali (ma ne esistono poi ancora? sai, quelle palestre di scrittura tipo diario adolescenziale) e blog che usano il taglio personale come veicolo di informazioni, ad es. le tue segnalazioni di film, mostre, libri, i tuoi commenti politici... food for thought, insomma!
Fabio ha detto…
Credo che chi scriveva blog autoreferenziali si sia spostato in quel tempio supremo dell'autoreferenzialita' e dell'autocompiacimento che e' Facebook.

Facebook che, come illustra bene questo bel cortometraggio, e' una fiera delle vanita' non solo frivole ma pure inventate:

http://www.internazionale.it/video/tecnologia/2014/06/27/come-triste-facebook/.

Ma non e' che anche Instagram (che c'e' chi usa molto bene, come fai tu) mi piaccia molto piu' di Facebook. Oltre ad averne i difetti (faccine, like, ecc., tutte cose che mi fanno venire l'orticaria, e non perche' ho quasi 50 anni, a 13 mi avrebbero dato lo stesso fastidio), viene usato dalla maggior parte degli utenti con lo stesso spirito auto-esibizionista.

Piu' in generale tutti i social network mi paiono molto strutturati, troppo per non sentirmi ingabbiato usandoli.

Twitter per esempio mi innervosisce con il suo limite dei 140 caratteri dentro i quali non potrei mai stare.

Il tradizionale blog invece e' navigazione in mare aperto: puoi postare scritti tuoi (lunghi o corti), citazioni da libri che leggi, foto (ma anche no), video, registrazioni musicali, ecc.

Se ti guardi attorno, capisci immediatamente perche' non ha piu' alcun successo come forma di espressione.

Prima di tutto perche' scriverlo richiede un minimo di pensiero.

Poi perche' richiede un po' di passione, foss'anche solo per la scrittura in se'. E disciplina, perche' se lo tieni inattivo per qualche settimana, i tuoi lettori se lo dimenticano.

E infine perche' e' un linguaggio libero, e la maggior parte delle persone vive nel terrore della liberta', preferendo orizzonti limitati, schemi precodificati e collaudati, quello che il gregge sceglie per loro, ecc.

Grazie per il tuo commento Rose, a presto!
rose ha detto…
Ma infatti era un po' utopico, alla nascita dei blog, pensare che tutti potessero avere "qualcosa da dire"... Io non ho alcun rancore verso i social network "veloci", proprio perchĆ© sgombrano il campo dei blog dal cazzeggio e dal rapido scambio di link e informazioni effimere. Su queste pagine piĆ¹ durature restino i contenuti piĆ¹ interessanti! E semmai li linkeremo su Facebook per dare un'occasione ai distratti (scherzo: mi sono iscritta a Facebook perchĆ© a volte ĆØ utile, ma non mi viene da pubblicarci proprio nulla; quanto a Instagram, dichiaro ufficialmente che da quando ha messo i filtri "seri", invece dei soli pulsantini magici, non mi piace piĆ¹! dovrĆ² tornare al blog, crepi la pigrizia.)
Buona settimana, a presto!
Fabio ha detto…
Si' dai! Riprendi a coltivare le rose del tuo giardino :) Un bel taccuino freeform coi fogli bianchi (che fanno paura, certo, ed e' bello cosi') anziche' formati rigidi predefiniti da qualcun altro.

Soprattutto: pochi lettori, che si autoselezionano perche' "sentono" come senti tu e non scrivono a vanvera commenti sgrammaticati di una riga senza aver niente da dire.

E ancora piu' soprattutto, niente computo dei like, niente foto di ex sorridenti in vacanza, niente video e fotomontaggi postati per far ridere e che invece fanno compassione.

Comunque si', benedetto Facebook che li tiene impegnati!
CICCILLO ha detto…
ieri sera ero a un concerto che non mi ĆØ piaciuto ma ha stimolato in me una serie di riflessioni.
pensavo che se avessi ancora un blog certamente ne avrei scritto qualcosa lƬ.
ma resto dell'opinione che alla fine non freghi nulla a nessuno cosƬ come non frega nulla a nessuno ogni cosa che abbia le caratteristiche che tu sopra hai descritto: pensiero, passione, disciplina, linguaggi non mainstream e aggiungerei io profonditƠ, spingersi in profonditƠ.
L. ha detto…
curiosamente, l'autrice del post sul Post parla di una tavola rotonda sui blog che si ĆØ tenuta in triennale sabato, a cui mi sarebbe piaciuto assistere perchĆ© stimo molto uno dei fotografi relatori, conosciuto anche grazie (ebbene sƬ!) a facebook - e che ha un blog che penso potrebbe piacerti (nel caso, basta che cerchi efrem raimondi + blog). Credo che un po' abbia ragione Rose nel dire che il tuo blog non rientrerebbe nel concetto di autoreferenzialitĆ  espresso da R.Ferri. PerĆ² ho anche l'impressione, da altre cose lette in giro, che si vorrebbe "disciplinare" dall'alto questo strumento, e soprattutto discriminarne l'uso e gli utenti.
In altre parole, ho la sensazione che si tenda a ricreare una distinzione tra "chi sa" e puĆ², e chi non ĆØ nessuno, e quindi non ha diritto alla voce.
Ma forse, spero, ĆØ solo una mia impressione.
Il tuo blog va benissimo cosƬ. E io credo che l'autoreferenzialitƠ serva a creare un grande romanzo collettivo, certo con parti di maggiore o minor valore, ma utile alla comprensione.
Fabio ha detto…
Francesco -

Ho dovuto pensare un po' alle tue parole prima di risponderti. Ho concluso che se sono molto d'accordo con le tue premesse, non lo sono tanto sulle tue conclusioni.

Questa, rispetto ad altre che abbiamo vissuto, mi sembra un'epoca particolarmente superficiale, nella quale viene dato un valore molto alto alle esperienze di evasione fini a se stesse.

Ma questo non ci deve far perdere di vista che ci sono anche tante persone come noi, che provano piacere nella profondita' nel pensiero, in una passione, nella ricerca di una disciplina che dia equilibrio, nell'ascolto e nella lettura di linguaggi non mainstream.

Ai grandi numeri, hai ragione, non interessano le tue riflessioni. E non perche' sono tue: perche' sono riflessioni.

Se pero' dei grandi numeri non ti importa nulla (e come ho gia' detto altre volte, io chiuderei questo blog nel momento in cui avesse piu' lettori di quelli che mi sembrano il numero giusto - rischio che peraltro non corro!), allora quelle riflessioni ha senso postarle, per il piacere di scrivere e di condividere, che e' un piacere in se'.

A me l'idea di infilare messaggi in una bottiglia e affidarli alla corrente piace molto. Da qualche parte arriveranno, e se nessuno li leggera' mai, pazienza: scriverli e' stato bello lo stesso.
Fabio ha detto…
L. -

Quanti spunti nel tuo commento! Parto dal fondo. Io credo che ci siano vari tipi di autoreferenzialita', piuttosto antitetici nelle finalita': un'autoreferenzialita' che racconta e condivide una storia (fatta di esperienze emozionanti e speciali, ma anche di domande, dubbi, momenti vuoti, solitudine) e lo fa con sincerita'. E uno vanesio e superficiale che mostra solo una faccia della realta' alla ricerca, chissa' che piacere troveranno, di like e di invidie suscitate.

Autoreferenziale e' Nan Goldin e autoreferenziale e' la quattordicenne che tutte le mattine si fotografa le unghie. Ma tra le due forme di autoreferenzialita' c'e' una bella differenza.

La prima costruisce un romanzo collettivo, la seconda non costruisce proprio nulla secondo me.

La ragione per la quale ho sentito il bisogno di commentare il post di Il Post e' proprio che anch'io come te ho avuto l'impressione (e magari Efrem Raimondi se passa di qui ci dira' se e' stato cosi') che il seminario della Triennale avesse l'intenzione di classificare i blog dividendoli in blog "professionali" (di chi sa, come dici tu, di chi e' esperto di qualcosa) e blog di tutti gli altri.

A me questa distinzione non piace tanto, perche' mi sembra tenda a considerare su un piano superiore i blog degli esperti, che invece spesso, almeno per me, sono i meno interessanti e i piu' prevedibili.

Per me l'imprevedibilita' e' importante, perche' nella vita mi piace sorprendermi, e perche' in genere le persone monotematiche (quello che sa tutto della questione palestinese o dell'Inter o di Springsteen o dell'espressionismo astratto - e in genere poco di tutto il resto) mi annoiano un po'.

Infine ti confesso che spesso chiedo alla Gio' di leggermi i tuoi post in Facebook e un po' mi spiace non esserci e non poter discutere con te e i tuoi contatti :)
L. ha detto…
Beh c'ĆØ sempre un criterio nella selezione dei contenuti che mettiamo in rete, piĆ¹ che un'antitesi nei fini vedo una differenza di effetto...diciamo che il parlare di sĆ© produce un valore in alcuni casi culturale, in altri soltanto antropologico - perchĆ© bene o male tutto ĆØ segno di qualcosa, anche le unghie o la tartaruga dell'adolescente - che poi certo, possa interessarmi o meno ĆØ un altro paio di maniche.

D'accordissimo sulla imprevedibilitĆ , che consegue poi al non dover obbedire a logiche di alcun tipo.

Mi fa piacere scoprire questo "spionaggio" social :-)))
CICCILLO ha detto…
io perĆ² ricordo i tempi da blogger e da commentatore di blog altrui come una lotta per scrivere idee e ricevere in cambio una continua richiesta di ego o cose personali.
anzi, quando partiva una discussione invece di presentare argomenti ti attaccavano sul piano personale o perchƩ scrivevi da anonimo oppure ti cheidevano chi sei, da dove vieni, cos'hai fatto prima, chi erano i tuoi nonni etc.
la gente vuole il SĆ© o l'Ego, vuole mostrarlo e osservarlo, in questo facebook asseconda molto e i blog di idee, secondo me, non li legge piĆ¹ nessuno a meno che non sia un personaggio noto a esserne l'autore.
tutto sommato preferisco pubblicare musica e ricevere le mie venti e passa visite quotidiane da tutto il mondo, mi gratifica di piĆ¹ che scrivere qualcosa di sensato ed essere ignorato del tutto.
il messaggio nella bottiglia in effetti perĆ² funziona, un amico mio di recente ha googlato Mompou ed ĆØ capitato su un tuo post in cui io e te discutevamo di Stewfano Battaglia.
un po' meno mi ha gratificato che la mia bottiglia sia arrivata fino ad Annette Peacock che poi mi ha scritto, tramite un intermediario per chiedermi gentilmente di togliere una bellissima registrazione radiofonica tedesca di un suo concerto degli anni '70 con Paul Bley, perĆ² vuoi mettere...
Fabio ha detto…
L. -

La ragione per la quale ho sempre preferito il tuo primo blog al secondo (non faccio nomi, perche' non so quanto tu ti voglia rivelare qui) e' proprio il senso di sorpresa del tuo primo progetto, che secondo me nel secondo (monotematico per disegno) un po' si perdeva.

Quello che trovo interessante dal confronto tra i due pero' e' che il primo gia' rivelava tutto quello che poi sviluppavi piu' sistematicamente nel secondo. Ma lo faceva, secondo me, in modo piu' "mischiato" e personale.

Il primo non obbediva infatti a logiche, nemmeno quelle regole che un po', magari sbaglio e se fosse cosi' ti prego di dirmelo, ti eri data nel secondo.

Infatti il primo mi manca, anche se capisco che uno senta a volte il bisogno di andare oltre, chiudere una porta e aprirne un'altra.

Concordo con te sul fatto che qualsiasi espressione di se' sia portatrice di contenuti. Recentemente in un articolo di Debbie Millman ho letto che secondo lei non c'e' nulla che rivela meno di una persona rispetto a un autoscatto. Credo non sia affatto cosi'. La quattordicenne che si fotografa le unghie e l'adolescente che si fotografa la tartaruga stanno dicendo moltissimo di se' (anche se probabilmente a te e a me dicono cose diverse da quelle che intendono comunicare).

Tra un po' chiamo la Gio' e le chiedo cos'hai scritto oggi :)
Fabio ha detto…
Francesco -

Non ti preoccupi pero' troppo di essere letto e commentato (e soprattutto compreso)?

Io credo che alla fine scrivere qualcosa di sensato faccia bene, anche se non lo legge nessuno. Io scrivo tantissimo per me stesso. Poi mi rileggo, a distanza di tempo. A volte concordo con quello che ho scritto, a volte no. Significa che sono andato oltre, e va bene cosi'.

Come quando trovi in fondo a un cassetto un maglione che non capisci come tu possa aver comprato. Come ha fatto a piacermi questo colore/ fantasia/ foggia/ misura?

Poi capisci che ne avevi visto uno proprio cosi' indossato da questo o quell'amico o personaggio pubblico, che magari adesso non frequenti/ non tu piace proprio piu'.

E' bello no, tenere traccia dei propri cambiamenti?

(Prendi Springsteen: io l'ho detestato in gioventu', scoperto e amato una decina di anni fa, poi ancora detestato perche' lo associavo a un periodo spiacevole, e ora che quel periodo spiacevole mi fa sorridere sto ripassando religiosamente la sua discografia, per presentarvela commentandola alla radio).

Insomma tenere traccia del tempo per me e' molto bello. Per questo non ho mai voluto trasformare London Calling in un blog musicale, e sono contento di non averlo fatto.

Poi, come anche i tuoi esempi descrivono, il messaggio in bottiglia viaggia e puo' arrivare davvero lontanissimo e generare sorprese.

E l'aspettativa delle sorprese e' gia' bella in se'.

Ti ho un po' convinto?
CICCILLO ha detto…
se intendi convinto a riaprire un blog su cui scrivere, allora no :-)

L. ha detto…
posso capire che il primo blog tu lo preferissi al secondo, come gusto personale soggettivo. Il secondo obbediva non tanto a regole, quanto ad un'esigenza interna di analizzare e chiarire (a me e agli altri) certe cose, esigenza molto situata storicamente e socialmente, che infatti in questo periodo sento meno: qualche anno fa c'era una rimozione, adesso quei temi sono ben emersi alla coscienza collettiva (e addirittura, inevitabile conseguenza, in certi casi strumentalizzati dal marketing).
L'altro blog peraltro seguendo il tuo consiglio l'ho reso visibile solo a me (ma anche perchĆ© non sono riuscita a trovare la funzione "delete"!), e ogni tanto vado a "ripescarci qualcosa". Di piĆ¹ "circoscritto" ma piĆ¹ universale al tempo stesso....
Fabio ha detto…
Francesco -

Non importa: qui quando commenti fai sempre piacere. In questo blog sono banditi gli attacchi personali. Anche perche' non ce n'e' bisogno: le basi culturali dalle quali partiamo, chi visita London Calling e io, sono molto condivise. Poi certo ci possono essere piccole differenze ed e' giusto che si manifestino.

Si chiama arricchimento reciproco.

L. -

E meno male che non hai trovato il comando delete! Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho visto che hai seguito il mio consiglio :)

Vedrai che un giorno giungerai alla conclusione che era la cosa giusta da fare "proteggerlo" senza cancellarlo (se non e' una conclusione alla quale sei gia' giunta).

Non so perche' ma mi immagino sempre noi blogger quando saremo vecchi, a sfogliare questi taccuini con tenerezza e affetto.