Giya Kancheli, Themes from the songbook (ECM, 2010)

Capita a volte di incontrare dischi che riflettono come un'eco lo stato temporaneo del nostro paesaggio interiore.

La quiete di queste composizioni scritte per il cinema e il teatro da Giya Kancheli, all'inizio del suo percorso, e' la stessa di queste giornate che si accorciano sempre piu' e che anticipano l'imminente inverno.

A eseguirle e' un trio formato da un fisarmoniscista argentino del quale abbiamo parlato piu' volte in questo blog (qui e qui), Dino Saluzzi, insieme al vibrafonista ucraino Andrei Pushkarev e al violinista lettone Gidon Kremer.

Sono musiche di grande semplicita' e di poesia molto immediata, spesso lontane dalla complessita' delle composizioni sinfoniche e della musica da camera scritta in seguito da Kancheli (per le quali il compositore georgiano e' noto). Sono quasi delle miniature, frammenti nati per accompagnare scene di film e lavori teatrali, che ascoltate a se' stanti, in queste esecuzioni minimaliste, spesso solo abbozzate e sospese, rivelano tutta la loro contemplativa, astratta, sobria poesia.

Il disco e' nato come sorpresa di compleanno, e venne presentato al compositore in occasione del suo settantacinquesimo anniversario. Verrebbe da definirlo quale un nuovo lavoro di Saluzzi, essendo il contributo del fisarmonicista decisamente prevalente. Come in molti suoi dischi, l'equilibrio tra rigore e liberta' interpretativa tocca la perfezione.

In particolare, in questo frangente Saluzzi suona con una leggerezza che nelle sue ultime prove (sopratutto El encuentro) era un po' soffocata dalla complessita' della struttura compositiva.

E' forte il desiderio di vedere, un giorno, i film per i quali queste colonne sonore sono state generate. Fellini, che era un grande appassionato di cinema georgiano, sosteneva che i film che arrivavano dalla repubblica sovietica sapevano combinare sofisticazione e spunti filosofici con la purezza e l'innocenza dell'infanzia. Un'osservazione che, a ben vedere, potrebbe essere estesa a un disco come questo.

Tra le tracce incluse, mi e' piaciuta soprattutto la colonna sonora di Earth, this is your son, specie il frammento cantato dal cantante georgiano Jansug Kakhidze (gia' ascoltato su Rites di Jan Garbarek).

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