Come on feel the Illinoise part 3








Quelli fra di noi che decideranno di chiamarsi fuori da tutto cio' e sceglieranno un "esodo" piu' o meno bucolico dovranno ridurre a zero il contatto con i propri simili se vorranno evitare di vivere loro malgrado in un mondo comunque americano".
- Ermanno Bencivenga, Le due americhe.

Il mio rapporto con l'America restera' credo per sempre ambivalente. La rifiuto a priori, ma quando mi capita di andarci (sempre per lavoro, mai per libera scelta) mi ci trovo benissimo. Le persone sono sinceramente amichevoli e c'e' questo senso di accoglienza che si esprime attraverso piccoli gesti gentili. Come quando Sarah e io ci stavamo guardando attorno dalle parti di Damen (dove c'e' Reckless records e dove abitava il mio amico David Grubbs che ogni volta che torno a Chicago mi manca moltissimo, anzi adesso gli scrivo per dirglielo) e questa ragazza gentile e' scesa dalla sua bici e ci ha chiesto se avevamo bisogno di informazioni, prima di indicarci il miglior takeaway mediorientale del mondo (x Pib: si chiama Sultan's Market e hanno anche ottimo succo di aloe. E poi non farti mancare un giretto al Bourgeois Pig, il miglior caffe' di Chicago, dove al piano superiore si ascoltano quartetti d'archi e le persone parlano sottovoce per non disturbare chi e' immerso in una pila di libri e giornali).

C'e' una tradizione di accoglienza che l'America non tradira' mai. Nasce da ragioni economiche, certo (l'America ha sempre avuto bisogno di manodopera a basso costo), ma ha finito per estendersi alla cultura delle metropoli americane. A Seattle, Chicago, San Franciso, New York io mi sono sempre sentito un po' a casa.

Ed e' per questo che detsesto l'America dell'oligarchia al potere, che decide stermini di massa su campi di golf esclusivi. La rifiuto, la vorrei estinta "by any means necessary". "Give me back my America", che lessi su un adesivo attaccato al computer del mio amico Roberto Festa, e' diventato un mantra per me.

Del mio viaggio in America, come ogni volta, mi restano impressi i sorrisi delle persone, la loro gentilezza cosi' preziosa quando sei lontano dagli abituali punti di riferimento.

E, a proposito della citazione di oggi, mi e' venuto in mente "Giro di Vento" di De Carlo (grazie di cuore a Rocco per avermelo regalato). L'avete letto? Vi sareste comportati come fa Arturo alla fine del libro? Sapete che non so cos'avrei fatto io? Anche la comunita' di Giro di Vento non e' mica il paradiso che intendevano inventare: non ce' tempo per dipingere e scrivere, impegnati nelle attivita' quotidiane di sopravvivenza. Credo ne riparleremo.

Commenti

lophelia ha detto…
Per chi come me non c'è mai stato è una sorpresa scoprire questo volto accogliente dell'America.
Le foto sono belle proprio perché impressioni non troppo mediate, rendono l'idea del viaggio, del passaggio.
Non conosco il libro...immagino che il De Carlo sia Andrea.
Anonimo ha detto…
Amo l'America.
Ci vado volentieri, sia per scelta che per lavoro (purtroppo non abbastanza in entrambi i casi).
Per me e' il luogo dei Byrds e dei Love, dei Velvet Underground e dei New York Dolls, dei Television e degli Heartbreakers (Johnny Thunders and the Heartbreakers), di Andy Warhol e di Patti Smith. E' il luogo che ha subito l'attacco infame dell'11 settembre, perpetrato da chi crede che la democrazia possa essere messa in ginocchio dalla forza delle armi e del terrore. Purtroppo la politica del governo attuale offende lo spirito genuino di questo popolo, che tu hai colto con le tue annotazioni.
E' barbarie in molte parti del mondo e - purtroppo - numerose volte il sangue viene asciugato da una bandiera a stelle e strisce. La mia mente va al recente episodio di una ragazza Irachena stuprata da truppe ubriache che, dopo averla violentata, l'hanno uccisa come fosse diventata "inservibile" e non degna di poter respirare.
Ma, proprio per evitare questi scempi, voglio amare questo paese e gridare con forza il mio desiderio che sia presto liberato da chi lo tradisce ogni giorno.
PiB ha detto…
Fabio personal-MENTE non trovo questa accoglienza che descrivi tu ..o meglio la trovo ma è una accoglienza di circostanza "fake"...tutti sorridono ma nessuno lo fa con il cuore, tutti ti chiedono "how are you doing?" e poi si girano fregandosene della risposta..manca il sentimento in questa cordialità...almeno nella maggior parte dei casi.

p.s.
Bourgeois Pig lo conosco e mi piace molto..li hanno il mio Rueben preferito che ovvia-MENTE chimano Catcher in the Rye
Anonimo ha detto…
Bellissime foto.Non mi piace molto Andrea De Carlo,ma qsa di lui ho letto.Giro di vento,che ha divertito mia madre e che non mi ha particolarmente entusiasmato, mi ha ribadito ulteriormente il perchè l'autore stesse con Eleonora Giorgi,è molto "vanziniano" in certi passaggi.. Fra
Fabio ha detto…
Lophelia -

Esatto, Andrea De Carlo, tra l'altro mio vicino di casa a Milano. Lo vedevo spesso passeggiare il Sabato mattina sull'Alzaia del Naviglio e poi entrare al Libraccio, chissa' se vive ancora li'. Mi capito' di parlargli una sola volta, mi diede il suo indirizzo e mi chiese di mandargli qualcosa che avevo scritto, cosa che non feci mai. Mi sembro' una persona fantastica, con un bel sorriso aperto e simpatico. E "Due di due" e' un libro che mi ha molto ispirato.

L'America e' un Paese di migranti, ed essendo anch'io un migrante mi sono fatto un'idea di accoglienza basata sulla mia esperienza. Salvo isolati casi (mi vengono in mente l'Irlanda e l'Australia), per un migrante non e' facilissimo mischiarsi con i locali. L'Inghilterra e' un ottimo esempio: i locali ti ignorano (soprattutto se hai deciso che devastarsi di birra e vomitare non sono proprio i tuoi passatempi preferiti). Pero' e' un po' cosi' dappertutto: prova ad andare a vivere a Voghera, dove sono nato e dove le persone piantano radici da almeno 28 generazioni e tutti conoscono la storia di famiglia di tutti gli altri, e poi mi dici che accoglienza puoi trovare (e infatti mi dicono che le badanti russe sono viste come prede sessuali da 70enni bavosi e i braccianti agricoli rumeni sono carne da macello da sfruttare usa e getta). Pero' tra gli altri migranti (da qualsiasi parte arrivino) si crea un certo legame, magari temporaneo ma cordiale. L'America non fa eccezione: ci sono molti migranti, per cui finisci per trovarti abbastanza bene. Almeno, a me capita cosi'.

Marco -

Io non amo, e non odio, Paesi e societa': la complessita' del reale non mi permette di esprimere sentimenti cosi' totali. Accetto l'ambivalenza, osservo, cerco di capire. Sull'attacco dell'11 Settembre non so. Io alla favoletta del cavernicolo cattivo col turbante non credo affatto. Ritengo invece probabile, alla luce degli eventi degli ultimi 5 anni, che attraverso la collaborazione di servizi segreti deviati la responsabilita' di quello che e' accaduto vada ricondotta all'oligarchia incapace che sta governando l'America (e il mondo): Bush, war pig Rumsfeld, Cheney, e compagnia briscola. Sono loro, probabilmente, i burattinai di tutto questo, o almeno coloro che potendo impedire quella strage, hanno preferito lasciare che accadesse per sfruttarla a proprio vantaggio. Non riesco ad amare l'America perche' quel Paese ha rieletto questa oligarchia infame. Mi e' capitato anni fa di viaggiare in Greyhound, lasciandomi alle spalle le grandi citta', e ti assicuro che l'America rurale e' di una grettezza e di un'ignoranza che forse non hanno pari nel mondo. Credo che a Toledo Ohio Patti Smith se provasse a suonare con la bandiera della pace sull'amplificatore (come lei fa) le toglierebbero la corrente elettrica e la ricoprirebbero ancora di pece e piume. Le mie riflessioni si limitano alle grandi realta' urbane che conosco. In alcune di queste realta' vivrei e sento che mi potrei integrare con relativa facilita'. Ma l'America non credo riuscirei ad amarla incondizionatamente. Grazie per aver ricordato uno dei pochi episodi emersi di questa guerra preventiva, continua, schifosa. Guantanamo, Abu Ghraib, la ragazzina violentata e uccisa sono una delle facce dell'America: se queste cose facessero orrore alla maggior parte degli Americani, certamente non avrebbero rieletto il primate inferiore cow-boy assassino analfabeta texano, non credi?

Pib -

Il tuo commento "di prima mano" mi e' prezioso per capire. La mia amica Francesca, i cui genitori vivono a Chicago, mi ha detto esattamente la stessa cosa. Mi sono spesso chiesto quanto l'accoglienza sorridente della quale parlavo fosse sincera e tu mi fornisci la risposta. Dal confronto con l'Inghilterra comunque l'America esce vincente per la mia esperienza. A Londra gli Inglesi ti ignorano molto volentieri, credimi. E per noi mediterranei questa non e' una cosa molto accettabile.
Fabio ha detto…
Fra (che non so se e' la Francesca citata nel mio commento) -

Questa cosa che De Carlo sta con Eleonora Giorgi sta sulle scatole a molti. Io devo dire che non la conosco, quindi non posso commentare a proposito. "Giro di vento" non e' scritto benissimo, sono d'accordo, pero' dice cose interessanti e personalmente mi ha portato a pormi domande. I personaggi sono polarizzati ed estremi, pero' trovo anche che di Margherita e di Enrico ne esistano nella realta' di Milano. Alla fine non sono sicuro di poter vivere a Giro di Vento, mentre qualche anno fa forse non avrei desiderato altro. A me sembra che De Carlo mostri il fallimento di entrambi i modi di vita. Quello cittadino, sbeffeggiato dalla prima all'ultima pagina. Ma anche quello bucolico, nella figura di Aria che fugge a vedere la televisione ain paese e sente il peso dell'isolamento. E in quello di un alltro personaggio, credo Mirta se non ricordo male, quando dice che all'inizio dell'esperienza erano molti di piu' e desideravano usare il proprio tempo per dipingere ed essere creativi. La realta' mi sembra abbia avuto ragione sui loro sogni. Si sono trasformati in una comunita' isolata che lotta per la sopravvivenza ne' piu' ne' meno di tante comunita' aborigene australiane o amazzoniche. Ti ci vivresti? Io francamente, pur condividendo la critica radicale alla societa' contemporanea espressa nel libro (col sorriso, certo), non lo so. Per questo il libro mi ha provocato un po' di disagio. Solo a me?
Unknown ha detto…
D'accordissimo con Pib..:)...
Fabio, tu vivi l'Inghilterra di Londra....vivi Londra che e' un caso a parte in Inghilterra...nel Kent le persone sono deliziosamente cordiali, simpatiche, piene di vita...e cosi' negli altri posti dell'Inghilterra che ho visitato..mai cordiali come gli Scoezzesi o gli Irlandesi
Fabio ha detto…
E' probabile che sia come dici Myriam. Qui a Londra ci sono posti per Inglesi e posti per tutti gli altri. Un esempio? Vicino a casa mia ci sono un pub (Old Ivy) e un caffe' (Coffee @ Goswell Road). Nel pub trovi esclusivamente inglesi che si devastano di birra e che prima delle 11 sono fuori che gridano sghignazzano e vomitano. Nel caffe' trovi persone civili di ogni nazionalita' che sorseggiano spremute, leggono e chiacchierano a bassa voce. Puo' darsi che in Kent sia diverso, ma io qui la mia scelta l'ho fatta, gli Inglesi li evito.
Unknown ha detto…
ok...se parli del mondo "pub" e "divertimenti" ci siamo..si ubriacano anche nel Kent :)
ed e' vero che gli americani si divertono senza esagerare..d'accordissimo!
Fabio ha detto…
Non hanno molta fantasia neanche li' quindi. Per me e' una questione di differenziazione: una sera vado al cinema, una sera esco a cena, una sera sto in casa a scrivere e sentire musica, poi, magari, una sera esco a bere qualcosa. Ma santa polenta i miei colleghi (tutti inglesi) non hanno altra frase dopo il lavoro di "Let's go to the pub". Ma dico ci sei stato ieri, l'altro ieri, il giorno prima, ci andrai di sicuro domani a sto benedetto pub, e cambia un po', per una sera anche se non ti vomiti sulle scarpe non succede niente!
Fabio ha detto…
Il consiglio migliore che ti posso dare e' quello di cercare una copia del Chicago Reader. E' una rivista gratuita, piuttosto voluminosa, che esce tutte le settimane e lista tutti i concerti, mostre, film, ecc. E' fatto davvero molto bene ed e' un'istituzione. Si trova un po' ovunque: caffe', librerie grandi tipo Borders, negozi di dischi, locali. Mi pare che esca il Mercoledi'. L'alternativa e' New City, che e' piu' trendy e giovanile, anche quello e' gratuito e lo trovi ovunque. Poi c'e' Time Out Chicago, che invece e' a pagamento, ma direi che non e' strettamente necessario. Tutti loro hanno siti internet che puoi trovare facilmente con Google. Di Chicago c'e' anche un'ottima guida pubblicata sempre da Time Out, probabilmente la migliore che ho visto in giro. Sulle cose imperdibili farei un breve elenco:

Arte: Museum of Contemporary Arts, tra la Water Tower e il lago. Concerti: Empty Bottle. Cinema: Gene Siskel Film Center. Negozi di dischi: Reckless (ce ne sono 2 o 3, uno molto vicino alla fermata Damen/ Milwaukee della Blue Line) e Dusty Grooves. Spiaggia: quella davanti al Drake (se cammini verso Nord, il lungolago e' bellissimo). Quartieri che preferisco: Bucktown e Wicker Park. Architettura: davanti al Renaisance Hotel parte un battello che ti fa risalire il fiume e poi torna al lago: te lo consiglio al tramonto. Sempre per l'architettura non perdere una visita al Frank Lloyd Wright District (eviterei la visita allo studio, mi limiterei alla visita guidata del quartiere). Caffe': Bourgeois Pig. Pizza: Giordano (ma una sede secondaria dove devi aspettare poco, tipo quella di Randolph Street: non perdere la loro stuffed pizza che ti riempie per 3 giorni). Cheesecake: Cheesecake Factory (porzioni enormi, nel basement del John Hancock, mi venne consigliata da Paolo Gironi di Planet Rock e ci torno tutte le volte che passo da Chicago). Linea della metropolitana sopraelevata preferita: Brown Line, che fa lo slalom tra i grattacieli. Fammi sapere se basta o se ti serve altro.