E' una questione di qualità è una questione di qualità è una questione di qualità o una formalità non ricordo più bene una formalità


Ieri sera stavo entrando in metropolitana, a Blackfriars, per tornare a casa dopo la mia prima giornata di lavoro post-vacanze. Suona il telefono. E' Sinead, che mi dice che mi vuole parlare. Ci troviamo al South Bank, decidiamo di cenare da Wagamama, ci sediamo in uno dei tavoli all'aperto. A quel punto Sinead mi mostra con orgoglio l'anulare della mano sinistra sul quale brilla un anello di fidanzamento. Sinead l'ho vista l'ultima volta quindici giorni fa ed era single, ieri parlava di matrimonio, figli.

Stamattina mi e' arrivato un messaggio di Francesca, che mi invitava a pranzare insieme. Ha preso omelette con salmone per se' e un piatto vegetariano per me nella cafeteria del suo studio e poi siamo andati a sederci nel giardino di fianco alla cattedrale di San Paolo. Ha tirato fuori la macchina fotografica digitale e ha iniziato a farmi vedere le foto delle vacanze, in barca a vela in Sardegna. Mi ha parlato del suo nuovo fidanzato, Antonio, mi ha fatto vedere le sue foto.

Io sto bene in questo periodo, ma forse solo perche' non ricordo piu' cosa significa stare bene davvero.

Commenti

Anonimo ha detto…
Se stai bene con te stesso il mondo fa uno scatto verso di te. Ne sono convinto. Le cose sono libere di evolversi quando vanno bene. Quando stiamo bene. E non c'e' formalità se ti alzi la mattina con una canzone in bocca. Grazie dell'ospitalità.
Fabio ha detto…
Grazie a te per aver scritto Antonio, mi fa sempre piacere quando nuovi lettori partecipano. Il tuo commento e' molto bello, ma lascia aperta una domanda: come possiamo stare bene (davvero bene) con noi stessi? Cioe' come si raggiunge questo stato? E, soprattutto, come si mantiene? Non parlo dello stare generalmente bene, ma dello stare bene davvero, essere felici di vivere, svegliarsi felici di vivere un altro giorno. Io a volte ci riesco, ma spesso no. Ci sono piccole cose che mi portano a stare bene (una gentilezza inattesa, la telefonata di un amico che non sento da tanto tempo, un incontro imprevisto...) e altrettante che mi fanno stare male o anche malissimo. Per stare male, anzi, mi basta poco, a volte solo guardarmi attorno. Poi l'equilibrio lo recupero, ma arrampicandomi, cadendo di nuovo, a volte precipitando.
Anonimo ha detto…
(Trovo oggi questo blog live from London. Forte, esplorerò)

Per quanto riguarda le domande che ti poni...beh, ce le facciamo un pò tutti, mi sa... Io credo che si raggiungano ogni volta degli equilibri temporanei, pronti a farsi *spettinare* dagli eventi inattesi, positivi e negativi, che ci capitano. Kit dixit. :-)
Anonimo ha detto…
Caro Fabio,

molto bello il tuo post di oggi. Bello e dolceamaro allo stesso tempo, come la vita del resto.
Io vivo un particolare momento di felicità (la bella estate, Susanna, le splendide notizie lavorative di ieri) ma simpatizzo con te perchè capisco molto bene cosa scrivi. Ho un consiglio che è valso per me e voglio trasmetterti. Credo che un piccolo segreto sia quello di aprirsi sempre di più, ascoltare gli altri in fondo. Certo è importante che questi altri siano nostri veri amici. E non dobbiamo avere paura delle loro critiche ma, anzi, sollecitarle.
Ti faccio un esempio molto concreto: una sera a Vancouver ero a cena con Susanna (più di un'amica oramai!) e lei mi ha detto - usando un'espressione cantonese che non so trascrivere - che a volte io sono troppo "fussy" (non so dirtelo neanche in italiano!). Di primo acchito ci sono rimasto un pò male. Ma come - ho pensato - siamo qui, io che arrivo da Los Angeles e tu da Hong Kong e tra le prime cose che mi dici c'è questa? Ma poi ho riflettuto. Quanto vero c'è in quello che mi dici? Quanto ciò che mi stai dicendo lo dici perchè mi vuoi bene e, quindi, mi vuoi migliore? Ecco, un piccolo spunto di riflessione che spero possa esserti utile. A presto.
sunrise ha detto…
Il vento cala e se ne va
(Nazim Hikmet)

Il vento cala e se ne va
lo stesso vento non agita
due volte lo stesso ramo
di ciliegio
gli uccelli cantano nell’albero
ali che voglion volare
la porta è chiusa
bisogna forzarla
bisogna vederti, amor mio,
sia bella come te, la vita
sia amica e amata come te


Un inchino,
Simo
Fabio ha detto…
Kit -

(Benvenuta da queste parti!) Sono d'accordo con quello che dici, a volte pero' le ventate non ci spettinano soltanto, sono degli uragani che ci fanno proprio precipitare, o delle correnti ascensionali che ci portano davvero lontani da terra.

Marco -

Non sempre e' facile pero'. A volte ci si chiude a riccio, per difesa. I veri amici sono proprio quelli con i quali questo processo non e' necessario (le mani alle quali aggrapparci mentre precipitiamo, o semplicemente quelle che ci fanno pat pat sulla spalla quando ne abbiamo bisogno: solo oggi tu, Simo e Rita).

Simo -

Davvero lo stesso vento non agita due volte lo stesso ramo? E pero' e' vero, la porta va forzata. E la vita deve assumere sembianze belle, amiche, confortevoli. Un bacio.
Bloggo ha detto…
Fabio secondo me la felicità (o più semplicemente la serenità) non DEVE dipendere da ciò che ti circonda. Se la tua serenità dipende da qualcosa di esterno potrà, con la stessa facilità, annalzarti al settimo cielo e subito dopo portarti all'inferno. La fonte della felicità deve scorrere dentro di te, la devi trovare e la devi alimentare. È tutto molto difficile ma siamo qui per questo. Io mi massaggio l'anima con la meditazione, comincio da lì per capire chi sono e come stare al mondo.
Fabio ha detto…
Allora, stanotte ruminavo quello che avete scritto e mi e' venuta in mente una cosa, a proposito di apertura. Io credo che l'apertura non sia una variabile indipendente. Io posso essere la persona piu' estroversa o piu' introversa del mondo, dipende dal mio stato d'animo, che, per la mia esperienza almeno, e' cio' che determina il mio livello di "permeabilita'" con il mondo esterno. Poi posso fare uno sforzo, certo, ma la mia capacita' di alterare i miei stati d'animo e' davvero limitata. Non riesco a "passare sopra alle cose", rumino, e questo processo ha sempre la meglio sulla mia volonta' di trovare un centro.

Condivido la tua osservazione Matteo, ma non so come metterla in pratica. Sono contento che per te la meditazione funzioni, ma nel mio caso la realta' esterna ha sempre il sopravvento. Forse perche' non riesco a non volare tanto in alto, mi lascio trasportare dal vento e, a quel punto, sei in preda alle correnti. Pero' il tema mi interessa molto: che tipo di meditazione?
Bloggo ha detto…
Ne ho passate molte, qui vicino Lugano c'è un monastero buddhista che propone cose interessanti. Peraltro io non riesco a sentirmi completamente a mio agio. Il buddhismo è troppo lontano da me. I concetti che ti "spiegavo" sono ben illustrati qui: http://www.tharpa.net/Italiano/Estratti/trasforma.html
A volte faccio del training autogeno, che adoro, anche se non fa miracoli. Più spesso mi concentro sulla respirazione e su un meta-livello (scusa il termine)di comunicazione non
aggressivo.
Fabio ha detto…
Ecco, stessa cosa qui. Io quando proprio non ce la faccio piu' mi metto in shavasana e allungo il respiro. E serve. Pare ci siano peraltro anche evidenze mediche, le onde dell'attivita' cerebrale rallentano (dicono che si portano allo stato alfa se non ricordo male, che e' uno stato di quiete). E sto meglio. Ma molte tecniche di meditazione che comportano una prolungata immobilita' tendono a stancarmi, fatico a tenere la concentrazione per periodi di tempo estesi.

Poi mi racconterete che vi state dicendo tu e la Simo pero', sono curioso!
Anonimo ha detto…
Così difficile un equilibrio sulla felicità. Cosa ci fa stare male? Di solito è il passato. Che stupido, è passato! Andiamo avanti. Cos'altro, la paura del futuro? Non è ancora detto nulla, perchè soffrirne in anticipo? E oggi cosa ci ha fatto male? Probabilmente l'omelette al salmone di ieri. Con un pò di fatica passa anche quella. Un filosofo greco disse sul dolore:
'se il dolore è intenso non dura. se il dolore e' continuo ci si abitua.' Per me è stato così. E per me possiamo stare bene da soli. O molto bene. Anche a lungo. Ma hai ragione, la felicità è un po più in la. Sorpresa. La felicità si può regalare! E qualche volta torna indietro. Meraviglia. Tu aspetti nella segale, basso basso, dove l'avevi vista passare. E la cogli al volo. Era li per te.
Bloggo ha detto…
Io alla respirazione faccio seguire la "coerenza cardiaca", il battito deve essere lento e regolare (me lo ripeto cercando di concentrarmi sul ritmo cardiaco) dopo pochi minuti mi sembra di scavalcare la dimensione della vita concreta.
Fabio ha detto…
Antonio -

Sto ascoltando Johnny Cash e in un certo senso parlare di felicita' sentendo Cash e' un po' come sentire gli Skiantos a un funerale, pero' ci provo. Il senso di quello che ho scritto e' piu' che altro la mia paura di abituarmi a un'assenza di dolore. Questo mi fa e mi ha sempre fatto paura: l'abitudine, l'accontentarsi, lo stare benino. E' cosi' che sto in questo momento, e i racconti di Sinead e Francesca hanno aperto orizzonti che un po' non vedevo (o non volevo vedere, non so). Sul fatto che la felicita' si possa regalare invece ti do' ragione. Anzi aspettavo che qualcuno lo scrivesse a un certo punto, perche' se c'e' una cosa che non mi piace tanto in quello che ho scritto e' che e' alla fine tutto centrato su me stesso. sono un po' chiuso in questo periodo, gioco sulla difensiva, e in questi casi e' molto molto difficile vedere davvero quello che ci circonda e quindi donare felicita'. Felicita' che come dici puo' anche rimbalzare, moltiplicarsi. (Felicita', o gentilezza semplicemente: oggi il cassiere di HMV e' stato davvero simpatico e gentile e alla fine e' tutto il pomeriggio che sono gentile e amichevole con le persone attorno a me, come se mi avesse contagiato). Sul fatto che la felicita' (ragionevolmente stabile intendo) compare all'improvviso mah, non lo so, ho piu' l'impressione che sia qualcosa che ti conquisti tu (e come dice Matteo: siamo qui per questo).

Matteo -

Non ho mai provato. Di solito mi fermo al respiro. Nel fine settimana provo e poi ti faccio sapere, grazie per il consiglio (e per le parole gentili su di me che hai detto alla Simo!).
Anonimo ha detto…
Ho imparato... - Andy Rooney

Ho imparato... che la miglior aula del mondo è ai piedi di una persona anziana.
Ho imparato... che quando sei innamorato, si vede.
Ho imparato... che appena una persona mi dice, "Mi hai reso felice!", mi rende felice.
Ho imparato... che avere un bambino addormentato fra le braccia è una delle cose del mondo che piu rendono sereni.
Ho imparato... che essere gentili è piu importante dell'aver ragione.
Ho imparato... che non bisognerebbe mai dire no ad un dono fatto da un bambino.
Ho imparato... che posso sempre pregare per qualcuno, quando non ho la forza di aiutarlo in qualche altro modo.
Ho imparato... che non importa quanto la vita richieda che tu sia serio................ognuno ha bisogno di un amico con cui divertirsi.
Ho imparato... che talvolta tutto cio di cui uno ha bisogno è una mano da tenere ed un cuore da capire.
Ho imparato... che semplici passeggiate con mio padre attorno all'isolato nelle notti d'estate quand'ero bambino, sarebbero stati miracoli per me da adulto.
Ho imparato... che la vita è come un rotolo di carta igienica.............. piu ti avvicini alla fine, piu velocemente va via.
Ho imparato... che dovremmo essere contenti per il fatto che Dio non ci dà tutto quel che gli chiediamo.
Ho imparato... che i soldi non possono acquistare la classe.
Ho imparato... che sono i piccoli avvenimenti giornalieri a fare la vita così spettacolare.
Ho imparato... che sotto il duro guscio di ognuno c'è qualcuno che vuole essere apprezzato e amato.
Ho imparato... che il Signore non ha fatto tutto ciò in un giorno solo. Cosa mi fa pensare che io potrei?
Ho imparato... che ignorare i fatti non cambia i fatti.
Ho imparato... che quando progetti di prenderti la rivincita su qualcuno, stai solo facendo in modo che quella persona continui a ferirti.
Ho imparato... che l'amore, non il tempo, guarisce tutte le ferite.
Ho imparato... che per me il modo piu semplice di crescere come persona è circondarmi di gente piu abile di me.
Ho imparato... che ogni persona che incontri merita d'essere salutata con un sorriso.
Ho imparato... che non c'é niente di più dolce che dormire coi tuoi bambini e sentire il loro respiro sulle tue guance.
Ho imparato... che nessuno è perfetto, fino a quando non te ne innamori.
Ho imparato... che la vita é dura, ma io sono piu duro.
Ho imparato... che le opportunità non si perdono mai, qualcuno sfrutterà quelle che hai perso tu.
Ho imparato... che se dai rifugio all'amarezza, la felicità attraccherà da qualche altra parte.
Ho imparato... che desidererei aver detto una volta in più a mio padre che lo amavo, prima che se ne andasse.
Ho imparato... che ognuno dovrebbe rendere le proprie parole soffici e tenere, perché domani potrebbe doverle mangiare.
Ho imparato... che un sorriso è un modo non costoso di valorizzare i tuoi sguardi.
Ho imparato... che non posso scegliere come sentirmi, ma posso scegliere cosa farci.
Ho imparato... che quando tuo nipote neonato tiene il tuo mignolo nel suo piccolo pugno, sei agganciato per tutta la vita.
Ho imparato... che chiunque vuole vivere sulla vetta della montagna, tutta la felicita e la crescita si trovano mentre la si scala.
Ho imparato... che è meglio dare consigli in due sole circostanze : quando sono richiesti e quando c'è pericolo di morte.
Ho imparato... che meno tempo ci lavoro, più cose mi trovo fatte.

un abbraccio, F.
Fabio ha detto…
Ora ehm io mi ero posto l'obiettivo di rispondere a tutti i commenti che avrei trovato nel blog e quindi ci provo. Sono tutte cose piu' o meno vere (non tutte: per esempio le persone anziane non sempre hanno molto da insegnare, io di solito imparo tantissimo da persone piu' giovani di me. Oppure che la vita e' dura ma io sono piu' duro... mica tanto, di solito e' la vita a vincere, ecc.). Facciamo cosi', ne scelgo 5 e le metto in ordine di importanza per me in questo momento.

1) Ho imparato... che sono i piccoli avvenimenti giornalieri a fare la vita così spettacolare. Verissimo, l'ho sempre pensato e a questo (se non mi avessi telefonato l'avrei fatto adesso, l'avevo gia' in mente) dedichero' uno dei prossimi post

2) Ho imparato... che essere gentili è piu importante dell'aver ragione. Questa e' una cosa che non sempre ricordo, ma fondamentale. Chi se ne importa di affermare la propria ragione, meglio ascoltare le ragioni degli altri e ruminarle con calma

3) Ho imparato... che talvolta tutto cio di cui uno ha bisogno è una mano da tenere ed un cuore da capire. Anche un orso come me una cosa del genere la impara prima o poi

4) Ho imparato... che un sorriso è un modo non costoso di valorizzare i tuoi sguardi. Ecco questo lo devo ricordare piu' spesso, perche' prima sorridevo molto di piu'

5) Ho imparato... che ignorare i fatti non cambia i fatti. Questo lo devo invece proprio imparare da zero.

Se qualcun altro si vuole cimentare si faccia pure avanti (anche tu eh se vuoi).
Henry ha detto…
la felicita' e' un concetto che mi e' molto caro; sopratutto la sua immaterialita', la sua sfuggevolezza.
leggendo il tuo blog (molto bello) e i commenti (con alcuni dei quali mi trovo molto in sintonia) mi e' tornata in mente una scena dal file "The hours".
Quasi alla fine del film Clarissa, il personaggio interpretato dall Streep parla con la figlia di un episodio della sua gioventu' e dice qualcosa del genere: "mi ricordo che una mattina mi sono svegliata con un grande senso di aspettativa e mi ricordo di aver pensato, questo e' il preludio della felicita' e da ora in poi sara' un crescendo. Non mi ha sfiorato il dubbio che fosse quella la felicita', quello il momento. Era quello!"
E forse e' davvero cosi'. Forse la felicita' e' fatta di momenti. Singoli, unici, intensi. Ma solo momenti.

un abbraccio
Henry
Fabio ha detto…
Sono d'accordo con te Henry. Sono andato a ripescare la definizione di felicita' che Cassola diede in "Un cuore arido": "La felicità, quella gioia acuta che sconvolge il cuore, quella specie di spasimo dell'anima".

Non so se capita anche a te. A volte mi sento come un cercatore d'oro il quale rigetta nella sabbia del fiume preziose pagliuzze d'oro, credendo di avere trovato finalmente la miniera che cercava. Chi se ne importa di conservare con cura le pagliuzze, quando tra poco le sue tasche saranno piene di pepite? E quando si accorge che non ha trovato nessuna miniera, guarda nel suo setaccio, dove non e' rimasto piu' nulla...

Oggi faro' un giretto nel tuo blog, intanto lo linko qui di fianco.
Henry ha detto…
bella la frase di Cassola che non conoscevo e che e' gia' tra i "miei" tesori; e bello anche (e si, incredibilmente familiare) il tuo paragone col cercatore d'oro...

grazie per avermi linkato
Unknown ha detto…
Beh...ma quando vieni a trovarmi?
Fabio ha detto…
Appena fatto il trasloco verrei volentieri. E tu quando passi di qui?
Roberto Iza Valdés ha detto…
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